Andrea Appiani

(Milano, 1754 - Milano, 1817)

Portrait of a Young Lady,

carboncino, gessetto bianco, biacca e pastello su carta
342 x 270 mm (134.65 x 106.30 inches)

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Andrea Appiani

(Milano, 1754 - Milano, 1817)

Ritratto di Giovane Donna

carboncino, gessetto bianco, biacca e pastello su carta
342 x 270 mm (134.65 x 106.30 inches)

Rif: 0267

Descrizione:

Questo straordinario disegno, tanto raffinato nella fattura quanto incisivo per l’introspezione psicologica con cui è reso il personaggio rappresentato, costituisce un significativo contributo all’approfondimento del notevole corpus grafico, finora non adeguatamente studiato, di un protagonista del Neoclassicismo come Andrea Appiani che proprio nel disegno ha saputo raggiungere vertici tali da considerare i suoi figli, presenti in collezioni pubbliche e private, nello stesso piano degli affreschi e dei dipinti. Una prerogativa che non sfuggì al suo biografo “ufficiale” Giuseppe Beretta che nella fondamentale monografia del 1848 ricorda spesso ed elogia i disegni dell’artista, inserendoli adeguatamente nel corso della sua produzione.

Nel nostro caso ci troviamo di fronte ad un’esecuzione talmente rifinita nell’incrocio di diversi tipi di lapis, nell’utilizzo delle leggere lumeggiature a biacca e di una lieve coloritura a pastello, da aver riscontro in pochi altri, eccezionali, fogli dell’artista come i ritratti di Giuseppe Vallardi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, di Napoleone dell’Accademia di Brera, dell’editore Nicolò Bettoni dei Civici Musei d’Arte e Storia di Brescia o quello infine di Eugenio de Beauharnais nell’ “Album Cicognara” del Museo Correr di Venezia (Disegni, acquarelli, tempere di artisti italiani dal 1770 ca. al 1830 ca., a cura di A. Cera, Bologna, Edizioni Tipoarte, 2002, nn. 31,32,39,50).

Ma il vero fascino dell’opera sta in una resa emotiva tipica, come sottolineava Beretta, dei suoi ritratti femminili, caratterizzati da “una singolare specialità”, dato che “riguardandoli ci si desta tal qual simpatia misteriosa, lusinghiera per modo, che trasfondendoci essi la sorridente volontà loro, ci pare esser atti a risvegliarne altrettanta” (G. Beretta, Le opere di Andrea Appiani. Primo pittore in Italia di S.M. Napoleone…Commentario per la prima volta raccolto dall’incisore Giuseppe Beretta, Milano, dalla Tipografia Silvestri, 1848, ed. anastatica a cura di R. Cassanelli, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 1999, pp. 29-30). Questa empatia caratterizza anche il nostro ritratto dove l’effigiata ci guarda con intensità come a volerci rendere partecipe dei suoi sentimenti e del suo stato d’animo. La forza della figura deriva anche dalla efficace dinamica della composizione con il busto come il profilo e il volto girato in posizione frontale, mentre la bella mano esce fuori sulla destra a trattenere la veste.

Nei tratti intensi e vaporosi con cui è resa la capigliatura dalla foggia assolutamente informale, tipica delle donne negli anni successivi alla Rivoluzione quando si reagiva al Settecento delle parrucche, ritroviamo una delle caratteristiche del pittore che, sempre secondo Beretta, “ebbe anche molto di mira la quantità e la qualità delle acconciature dei capelli, e da tale attenzione trasse partito felice: ad altri queste sembrerebbero minuzie. Osservò egli che un volto può ferire di simpatica compiacenza più o meno, in proporzione dell’adatto trovamento delle ciocche, e che può risultare più conveniente, espressivo e grandioso” (G. Beretta, op.cit., p. 33).

Queste osservazioni davvero felici si adattano benissimo al nostro ritratto, come ad altri ritratti noti di Appiani caratterizzati da soluzioni molto simili, ad esempio quello della cantante Carolina Pitrot Angiolini alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano (Pinacoteca Ambrosiana. Tomo quarto – Dipinti dell’Ottocento e del Novecento – Le miniature, a cura di M. Rossi e A. Rovetta, Milano, Electa, 2008, pp. 48-50), o il ritratto in cui veniva dubitativamente, ma erroneamente, identificata Joséphine Bonaparte passato ad un’ asta  Christie’s a Parigi nel 2008 (Tableaux Anciens et du 19ème siècle, 26/6/2008, n. 62). Nei due dipinti e nel nostro disegno si respira infatti la stessa seducente atmosfera, dato che le tre donne raffigurate presentano caratteristiche fisiognomiche, acconciature e abiti molto simili.