Andrea Bonaiuti

(Documentato a Firenze e Pisa dal 1346 al 1379)

Crocifissione, c. 1360

tempera su tavola, fondo oro, 130 x 59,5 cm (51.18 x 23.43 inches)

Campi obbligatori*

Andrea Bonaiuti

(Documentato a Firenze e Pisa dal 1346 al 1379)

Crocifissione, c. 1360

tempera su tavola, fondo oro, 130 x 59,5 cm (51.18 x 23.43 inches)

Rif: 841

Provenienza: Cattedrale di Udine (probabilmente)

A. Tartuferi, Andrea Bonaiuti, a Polyptych Reassembled, Firenze, 2023

Descrizione:

La restituzione al Bonaiuti di questo dipinto - finora del tutto sconosciuto - non presenta problemi particolari per il conoscitore, poiché i caratteri dello stile indicano con estrema chiarezza e in maniera assolutamente inequivocabile la paternità dell’artista fiorentino. 

Con la stessa certezza possiamo indicare nell’opera la parte centrale del polittico che aveva per laterali i santi Agnese, Bartolomeo, Nicola e Elisabetta d’Ungheria - riconosciuti per la prima volta al pittore da Richard Offner -, entrati nel 1944 nelle raccolte del Museum of Fine Arts di Houston (Texas), insieme all’intera collezione di Edith A. e Percy S. Straus (1876-1945) di cui facevano parte almeno dalla metà circa degli anni Venti. 

In precedenza, le tavole di Houston - purtroppo giunte fino a noi in pessime condizioni conservative - erano appartenute alla raccolta del grande conoscitore dei Primitivi fiorentini Osvald Sirén a Stoccolma e, in seguito, a quelle londinesi di A. Ruck e di Edward Hutton, per poi essere vendute da quest’ultimo a Percy Straus. In ogni caso, la ricostruzione di questo che certamente fu uno dei più importanti complessi d’altare usciti dalla bottega del Bonaiuti appare indiscutibile, sia per la perfetta corrispondenza stilistico-cronologica fra laCrocifissione qui presentata e le tavole americane, sia per la compatibilità delle dimensioni, pur tenendo conto del fatto che tutti gli elementi dovettero subire alcune decurtazioni di varia entità, a cominciare verosimilmente da quando il polittico fu separato dall’incorniciatura originale, certamente complessa e articolata, tenendo conto delle dimensioni non trascurabili. 

La conferma inequivocabile è costituita poi dall’identità assoluta del singolarissimo motivo decorativo marginale della punzonatura, costituito da una serie di protuberanze che nell’elemento centrale della Crocifissione continuano nei margini su entrambi i lati e fino all’altezza dei piedi del Crocifisso. Tale motivo più unico che raro si riscontra, assolutamente identico, anche nelle tavole di Houston, in maniera più evidente in quelle con san Bartolomeo e con san Nicola, specialmente nella parte superiore.  In via ipotetica si può suggerire l’appartenenza al complesso degli unici pannelli di predella sin qui noti del Bonaiuti, ognuno dei quali presenta una  coppia di santi entro quadrilobi. I primi due si trovano al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa, e in essi sono raffigurati rispettivamente i santi Francesco d’Assisi e Ludovico di Tolosa  e i santi Filippo e Pietro. Le altre due tavole compagne sono alla Pinacoteca Vaticana (inv. 115A-115) e in esse sono dipinte le figure dei santi Agostino (?) e Giuliano nella prima, e i santi Paolo e Michele Arcangelo nell’altra. 

Considerato che l’attività del giovane Bonaiuti - sopravvissuto alla terribile Peste Nera del 1348 - dovrebbe aver preso avvio intorno alla metà del secolo, la collocazione cronologica più verosimile del polittico Salamon-Houston dovrebbe cadere secondo noi sul finire degli anni Cinquanta o, al più tardi, intorno al 1360. Il polittico rappresenta una rilevante acquisizione per la conoscenza del Bonaiuti e della pittura fiorentina di secondo Trecento in genere. Esso appare il più antico dell’artista, fra quelli arrivati almeno in parte fino ai giorni nostri, e attesta che già molto prima della sua impresa più importante e conosciuta - gli affreschi del Cappellone degli Spagnoli in S. Maria Novella a Firenze - egli era in grado di soddisfare commissioni di alto rango.