Maestro della Cappella Bracciolini

(Attivo a Pistoia, 1385 - 1430 c.)

Martirio di San Filippo, 1426

Tempera su tavola, fondo oro, 24,5 x 31 cm (9.65 x 12.20 inches)

  • Riferimento: 816
  • Provenienza: Collezione privata

Il Maestro della cappella Bracciolini, pur non ascrivibile, come ovvio, tra i più celebri artisti del Quattrocento italiano, è in realtà il più importante protagonista della pittura tardogotica pistoiese, riconosciuto come un originale interprete della pittura toscana di primo Quattrocento da una lunga e solida tradizione di studi[1].
Pur muovendo dalla pittura locale di fine Trecento (al seguito di Giovanni Cristiani), il Maestro Bracciolini si mostra infatti un sensibile interprete delle novità tardogotiche fiorentine avanzate da Agnolo Gaddi, Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina, in grado di elaborare un linguaggio proprio e distinguibile, caratterizzato da una forte originalità e forza espressiva, capace di segnare a fondo il panorama artistico del suo territorio, con rimandi ad un più ampio contesto toscano (da Firenze a Prato e Pisa). Conferma della rilevanza dell’artista giunge dalla sua strutturata inclusione nella mostra Medioevo pistoiese. Crocevia di artisti tra Romanico e Gotico, occasione nella quale il pittore è stato confermato come ultimo vero protagonista della vena più ispirata e peculiare del linguaggio tardogotico pistoiese, avanzandone la ragionevole identificazione anagrafica con Martino di Piero Boncetti[2], pittore pistoiese nato nel 1370 e attivo sin oltre il terzo decennio del Quattrocento.
La tavoletta col Martirio di San Filippo, pur lievemente consunta al livello superficiale, si presenta in uno stato conservativo molto buono, consentendo una perfetta leggibilità di ogni sua parte costitutiva: composizione complessiva delle figure, panneggi, fisionomie, chiaroscuri, nonché lumeggiature delle vesti dalle eleganti iridescenze. Dal confronto con la fotografia d’epoca anteriore alla resezione ottocentesca, pubblicata da Maria Cristina Masdea[3], emerge che la superficie pittorica non ha subito significative rifilature e si presenta nel complesso integra. La tavola, comparsa sul mercato fiorentino nel 1967[4], è stata pubblicata per la prima volta da Enrica Neri Lusanna[5], individuata come parte della predella del polittico del Museo di Belle arti di Budapest, proveniente a sua volta dalla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo alla Ferruccia, presso Pistoia, dove è documentato sin dal 1553. L’opera, datata 1426, costituisce infatti un importante caposaldo della produzione matura del pittore. Grazie alle indagini di Maria Cristina Masdea sono state inoltre chiarite le vicende relative alla dispersione di tale complesso sin dalla fine dell’Ottocento. Il polittico, completo di predella, rimase infatti fino al 1883 nella chiesa, ove è testimoniato da una preziosa fotografia d’epoca conservata nella Biblioteca Forteguerriana di Pistoia. Stando alla relazione dell’ispettore della Soprintendenza fiorentina Guidò Macciò del 1919 il polittico nel 1883 “fu venduto, o meglio dato al muratore Santi Marini in compenso di lire 5000 di lavori fatti alla chiesa che lo valutò lire 2000”, passando poi probabilmente “ad un antiquario fiorentino credo Borrani per mezzo dello Zaccagnini di Pistoia”, giungendo infine nel 1891, tramite Luigi Plessini, alle collezioni museali di Budapest.
Il Martirio di San Filippo costituisce quindi un significativo tassello utile per una più completa comprensione del polittico pistoiese, unica testimonianza ad oggi rintracciabile su suolo italiano di tale complesso alienato. Benché il registro principale appartenga al museo di Budapest, facendo leva su una più puntuale analisi della fotografia d’epoca e della tavoletta in oggetto, è possibile comprendere meglio l’assetto e conformazione originaria di tale opera (anche dell’elaborata carpenteria), offrendo così un significativo contributo alla conoscenza della produzione tardogotica pistoiese. Nell’immagine d’epoca, subito alla sinistra del Martirio di San Filippo, si nota infatti una Lapidazione di santo Stefano, oggi dispersa ma ben distinguibile (rievocante l’analoga scena nella cappella Bracciolini, presso la controfacciata di San Francesco a Pistoia), ancora in attesa di tornare alla luce in qualche collezione privata. Ancor più a sinistra, sul dado del pilastrino, emerge invece la sagoma di un santo stante con bastone. La predella al centro recava invece un Cristo in pietà tra i due dolenti, presente in collezione Sestieri a Roma almeno fino al 1960[6]. Più problematica la situazione per lo scomparto destro. Anche qui vi erano scene di martirio dei rispettivi santi soprastanti: sulla sinistra si nota un edificio obliquo degradante verso il centro, e in basso si intuisce una figura aureolata rannicchiata circondata da figure, ovvero il martirio di san Giacomo minore (bastonato). Ancor più problematica appare l’ultima scena, ove si può tuttavia distinguere, sulla sinistra, le grate della cella del Battista, elemento che permette di identificarvi la Decollazione del santo. 
Per questo motivo, muovendo da una più approfondita indagine e riconsiderazione della tavoletta superstite, è possibile almeno in parte ricostituire virtualmente questo significativo complesso smembrato, contribuendo ad arricchire il contesto artistico del territorio pistoiese, risarcendone almeno in parte l’assai depauperato e frammentato patrimonio storico e artistico su tavola.

 


[1] Per il profilo dell’auto si rimanda a: G. Brunetti, Gli affreschi della cappella Bracciolini in San Francesco a Pistoia, in “Rivista d’arte”, XVII, 1935, pp. 221-234; F. Zeri, in A. Pigler, Museum der Bildenden Künste, Budapest. Katalog der Galerie Alter Meister, Budapest 1967, p. 705; B. B. Fredericksen, F. Zeri, Census of pre-nineteenth-century Italian paintings in North American public collections, Cambridge (Massachusetts) 1972, p. 126; L. Bellosi, Su alcuni disegni italiani tra la fine del Due e la metà del Quattrocento, in “Bollettino d’arte”, LXX, 1985, pp. 1-42 (pp. 25, 27-29); A. G. De Marchi, Il Maestro della cappella Bracciolini e l’avvio del tardogotico a Pistoia, in “Storia dell’arte”, LXXIV, 1992, pp. 5-24; E. Neri Lusanna, Santa Maria a Ripalta. Nuove testimonianze figurative nella cultura artistica medievale a Pistoia, in E. Neri Lusanna, P. Ruschi, Santa Maria a Ripalta: aspetti della cultura artistica medievale a Pistoia, Firenze 1992, pp. 31-52 (pp. 44-48); A. De Marchi, Maestro della cappella Bracciolini, in Antichi maestri pittori. Quindici anni di studi e ricerche, a cura di G. Romano, catalogo della mostra (Torino, Antichi Maestri Pittori, 6/10 – 18/12/1993), a cura di G. Romano, Torino 1993, pp. 91-93; E. Neri Lusanna, La pittura in San Francesco dalle origini al Quattrocento, in San Francesco. La chiesa e il convento in Pistoia, a cura di L. Gai, Ospedaletto (Pisa) 1993, pp. 81-164 (pp. 160-164); L. Kanter, Italian paintings in the Museum of Fine Arts of Boston, Boston 1994, pp. 136-138; L. Pisani, Il “Maestro della cappella Bracciolini”: proposte per l’attività giovanile e precisazioni sulla cronologia, in “Antichità viva”, XXXVI, 1997, 5/6, pp. 72-81; M. Boskovits, in M. C. Masdea, Vicende storiche di un trittico quattrocentesco del pistoiese, in “Arte cristiana”, LXXXVII, 1999, pp. 261-266; E. Neri Lusanna, in E. Neri Lusanna, C. D’Afflitto, Le arti figurative, in Storia di Pistoia, III, Dentro lo stato fiorentino. Dalla metà del XIV alla fine del XVIII secolo, a cura di G. Pinto, Firenze 1999, pp. 357-431 (pp. 374-378); G. Guazzini, Nuove tracce per il Maestro della cappella Bracciolini, umorista del Tardogotico pistoiese, in Il museo e la città. Vicende artistiche pistoiesi del Quattrocento, a cura dello stesso e di E. Testaferrata, Pistoia 2013, pp. 9-37.
[2] G. Guazzini, La pittura a Pistoia tra Gotico e Tardogotico e la committenza artistica vescovile, in A. Tartuferi, E. Neri Lusanna, A. Labriola, Medioevo pistoiese. Crocevia di artisti tra Romanico e Gotico, catalogo della mostra (Pistoia, Musei civici, 27/11/2021 – 8/5/2022), Firenze in c.d.s.
[3] Masdea cit., 1999.
[4] Ibid.
[5] Neri Lusanna cit., 1993.
[6] De Marchi cit., 1992. 

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