Lorenzo Costa
(circa 1460 - 1535)
Lapidazione dei Vecchi Accusatori di Susanna
olio su tavola, 45,6 x 61 cm (17.95 x 24.02 inches)
- Riferimento: 830
- Provenienza: Knoedler & Co., 1974
- Note:
Momentaneamente esposto a Palazzzo dei Diamanti, Ferrara, fino al 19 giugno 2023
Provenienza
R. Knoedler&Co., New York
Walter B. Chrysler Museum, Norfolk, Virginia (USA)
Sotheby’s, New York, 1 giugno 1989, lotto 5
Milano, collezione privata
Esposizioni
Andover, Massachusetts, The Addison Art Gallery of American Art, Significant Forms: The Changing Character of Western Art, 8 Luglio-25 settembre 1961, n. 8
Bibliografia
R. Longhi, Officina ferrarese 1934 seguita dagli ampliamenti 194 e dai nuovi Ampliamenti 1940-55 (ed. delle Opere complete di Roberto Longhi, vol. V), “Il Roberti e il Costa Giovane a Bologna”, 1955, fig. 426 - 427
F. Zeri, “A panel by Lorenzo Costa, its meaning and its companion pieces,,The Journal of the Walters Art Gallery, vols. XXVII-XXVIII, 1964, pp. 89-90, ill.
R. Varese, Lorenzo Costa, 1967, p. 70, n. 45, ill. tav. 9b
B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance: Central Italian and North Italian Schools, 1968, p. 120
D. Anderson, New Accession: Lorenzo Costa, Bullettin of the Chrysler Museum, vol. 4, n. 6, ill
F. Zeri, Italian Paintings in the Walters Art Gallery, vol. I, 1976, pp. 218-219
Negro e Roio, Lorenzo Costa 1460 - 1535, 2001, pagg. 95 - 96
V. Sgarbi e M. Danieli, Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, catalogo della mostra, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 18 febbraio . 19 giugno 2023, n. 84, pag. 332 - 333
Fototeca Zeri
n. 25693
L’opera in esame è stata correttamente identificata da Roberto Longhi nel 1956 come opera del pittore ferrarese Lorenzo Costa, eseguita in un periodo abbastanza precoce, quando l’artista era ancora fortemente influenzato da Ercole de’ Roberti. Questa attribuzione è stata riconfermata da Federico Zeri, nel 1964 e nuovamente nel 1976, il quale osserva che dovrebbe essere stata dipinta durante il soggiorno di Ercole de’ Roberti a Bologna (dove il Costa visse del 1483 al 1506) cioè poco prima del 1490, forse nel 1488. Zeri commenta anche gli elementi architettonici in quanto riflettono l’influenza dell’opera di Leon battista Alberti a Ferrara, soprattutto il motivo delle colonne staccate dal muro che sorreggono un pesante architrave.
Il Longhi ha anche riconosciuto che questo dipinto apparteneva un’unica opera che comprende un’altra tavola, ora al Walters Art Gallery di Baltimora, di dimensioni quasi identiche, avente un’impostazione architettonica stilisticamente simile e raffigurante gli stessi due uomini seduti su una piattaforma rialzata come si presiedessero un tribunale.
Mentre Longhi proponeva che i due uomini illustrati fossero i santi martire Felice e Naborre, Federico Zeri dimostra in modo più convincente che devono essere i due anziani del racconto apocrifo di Susanna (per una trattazione completa e la traduzione dei testi apocrifi cfr. R.H.Charles, The Apocryphs and Pseudepigrapha of the Old Testament in English…, 1963, pp. 638-651). Mentre Felice e Naborre erano occasionalmente raffigurati quali santi protettori di Bologna e dell’Emilia, più soventemente sono associati quali i protettori di Milano e Lodi. Inoltre si credeva che fossero soldati romani, non giudici, e scene del loro martirio includono la prigionia il pestaggio la tortura il rogo e l’essere decapitati, ma non la lapidazione. La storia di Susanna, invece, afferma chiaramente i due uomini erano giudici, e come osserva Zeri “… La lapidazione dei due vecchi, nella pittura rinascimentale, è sempre legata alla storia di Susanna e dei Vecchioni…“
L’opera nel suo insieme molto probabilmente consisteva in tre scene: il nostro dipinto sarebbe stato l’ultimo, o la rappresentazione alla destra, il pannello della Walters Art Gallery di Baltimora sarebbe stata la scena centrale (enfatizzando il significato morale della legge), e a sinistra molto probabilmente vi era un terzo pannello, oggi perduto, con Susanna spiata dei due vechioni.
Zeri suggerisce che un frammento di un pannello di altezza simile a quello in esame e al dipinto conservato a Baltimora, si trova ora al museo Pushkin di Mosca, e facciano con ogni probabilità parte della scena perduta. Gli elementi architettonici di questo frammento sono identici le figure che guardano verso destra avrebbero evidenziato lo svolgersi della narrazione.