Domenico di Pace detto Beccafumi

(Montaperti, 1486 - Siena, 1551)

recto: Putti with a Banner Pole
verso: Arpie

disegno a penna e inchiostro bruno su carta
verso: disegno a penna e inchiostro bruno su carta
95 x 52 mm (3.74 x 2.05 inches)

Campi obbligatori*

Domenico di Pace detto Beccafumi

(Montaperti, 1486 - Siena, 1551)

recto: Putto Reggivessillo
verso: Arpie

disegno a penna e inchiostro bruno su carta
verso: disegno a penna e inchiostro bruno su carta
95 x 52 mm (3.74 x 2.05 inches)

Rif: 0150

Provenienza: Dr. Arthur Feldmann, Brno Moravskà Galerie, Brno (inv. EK 2562)

Descrizione:
Un putto solleva il braccio sinistro sostenendosi con l’altro sull’asta di un vessillo rovesciato. Sul verso avanzano verso destra, viste di profilo, due creature mostruose. Dall’aspetto sembrerebbero Arpie, anche se le ali della prima risultano appena accennate e le estremità degli arti di entrambe, privi di artigli, presentano invece la palmatura, attributo meno consueto e tuttavia non raro, soprattutto nelle figurazioni di età classica, di questi esseri mitologici.
Pur trattandosi evidentemente di uno schizzo piuttosto veloce, sorprende nel foglio la qualità altissima del tratteggio. Appare evidente che la mano sia quella di un grande maestro, capace di interpretare con segno toscano suggestioni provenienti dall’Italia settentrionale e in particolare dalla cultura lombarda. Sia i mostri che il profilo abbondante del putto palesano in modo manifesto le tracce dell’intelligenza di Leonardo e della sua eredità nella tradizione padana. Sempre il putto pare presupporre anche il filtro, indispensabile per i maestri della stagione dell’insorgenza anticlassica (secondo la fortunata definizione di un celebre libro di Antonio Pinelli ), di Andrea del Sarto. Si tratta naturalmente solo di un confronto tipologico e sul piano soprattutto della poetica, senza la possibilità certo di un riscontro diretto, ma la figura pare prendere le mosse dalle fisionomie di Cristo e san Giovannino nella Madonna con le Sante Caterina ed Elisabetta oggi all’Ermitage, opera fra le più mirabili della produzione sartesca all’inizio del secondo decennio del Cinquecento .
I dati stilistici in definitiva sono sufficienti per assegnare questo foglio, uno dei capolavori della rassegna, a Domenico Beccafumi. Il pittore senese difatti è l’unico grande maestro della prima metà del Cinquecento ad unire queste molteplici impressioni. Il suo lungo tirocinio, prima a Siena con Pinturicchio, poi a Roma a partire dal 1510 a studiare gli affreschi della Sistina e della Stanza della Segnatura, poi, dopo un passaggio fiorentino, di nuovo a Siena, nella bottega di Sodoma, qualifica il suo stile come un fatto pressocchè unico nel panorama culturale italiano e rende le opere di sua mano oltremodo riconoscibili.
Gli artisti che condividono con il pittore nativo del borgo di Montaperti la medesima apertura nei confronti delle diverse tradizioni sopra menzionate, su tutti sicuramente il senese Giorgio di Giovanni, non sembrano difatti raggiungere i requisiti di altissima qualità evidenti nel foglio. Inoltre il putto del recto trova confronti del tutto pertinenti con altri studi individuati come di Beccafumi dai maggiori specialisti. È il caso dei diversi Studi di Putti del Cabinet des Dessins del Louvre (nel Gabinetto nel Louvre si segnala anche il modello per una pala d’altare con una figura di San Giovannino nel registro inferiore, pure questa molto vicina al profilo del Putto ) o ancora il Gruppo conservato nel Gabinetto degli Uffizi . Sempre agli Uffizi si conserva una celebre sanguigna di Beccafumi (inv. 1270 F) con un San Giovannino straordinariamente prossimo al nostro disegno sia per la tipologia del tratteggio che per la sbalorditiva qualità della tenuta d’insieme .
Un’ipotesi sicuramente suggestiva potrebbe avvicinare il putto reggivessillo alla figura di destra di una tavola di medie dimensioni, con Putti Reggimedaglione, oggi nella raccolta Chigi Saracini (nella collezione del Monte dei Paschi) a Siena . Torna in effetti la posa, con poche varianti come la posizione un po’ abbassata della testa nel foglio. Ed è coerente la datazione, ormai consolidata, che vedrebbe la tavoletta realizzata all’inizio del terzo decennio del Secolo , fase della carriera del pittore cui ritengo si possa facilmente assegnare anche il disegno qui esposto. L’assenza di alcuni importanti dettagli, come le ali, che nel dipinto sono attaccate all’altezza del collo, e il vessillo rovesciato nel disegno, mi fanno propendere a pensare che il foglio fosse un’idea prima per un’altra opera, oggi non reperibile, anche se restano evidenti le tangenze con la figura presa in esame.
Meno valutabile risulta il verso, probabilmente uno studio da Sodoma. Le figure delle Arpie tuttavia sembrano presupporre da parte dell’autore il ricordo degli affreschi del soffitto della Libreria Piccolomini nel duomo di Siena, cantiere questo da cui prese le mosse, come si è detto, la carriera di Beccafumi . Soprattutto le scene inserite negli scomparti rettangolari a ridosso delle pareti lunghe, desunte da sarcofagi antichi e lasciate realizzare da Pinturicchio sui suoi cartoni al minore Girolamo Pacchiarotti, possono essere considerate un punto di partenza assolutamente verosimile anche per il disegno qui presentato. Si tratta dunque di un abbozzo di una delle tante divagazioni sull’antichità classica, basti pensare ai cartoni per la decorazione del pavimento del duomo di Siena, portate avanti da una delle più fervide e geniali personalità del Cinquecento italiano.

Per maggiori referenze: Dr. Arthur Feldmann, Brno Moravskà Galerie, Brno (inv. EK 2562)