Giovanni Fattori
(Leghorn, 1825 - Florence, 1908)
Napoleon III Receives a dispatch by Princess Eugenia near Lonato
Penna, inchiostro scuro, pennello, matita e acquerello su carta bianca
465 x 369 mm (18.31 x 14.53 inches)
Giovanni Fattori
(Leghorn, 1825 - Florence, 1908)
Napoleone III Riceve un Dispaccio dalla Principessa Eugenia, presso Lonato
Penna, inchiostro scuro, pennello, matita e acquerello su carta bianca
465 x 369 mm (18.31 x 14.53 inches)
Rif: 0164
Provenienza: Collezione Bernasconi, Mendrisio, Svizzera
Prezzo: Sold, or no longer available
Descrizione:LÂimperatore Napoleone III, in divisa di ufficiale francese, sta leggendo una lettera a lui recata da un gruppo di corrieri militari piemontesi, che si distinguono dagli alleati in virtù del copricapo bianco. LÂambiente circostante manca di caratterizzazione, ma si presuppone possa trattarsi dalla zona sudoccidentale del Garda, tra le colline presso Lonato, dove si era insediato lÂesercito francese nel giugno 1859, dopo la battaglia di Magenta e la conquista della Lombardia.
La ricostruzione nel dettaglio della scena presuppone si tratti di un episodio importante nella trama degli avvenimenti che segnarono la seconda guerra dÂindipendenza. Probabilmente il dispaccio che Napoleone sta leggendo con preoccupazione era quello giunto da Parigi il 23 giugno, in cui lÂimperatrice Eugenia lo avvertiva nella necessità di chiudere in fretta le operazioni militari in Italia per riportare lÂesercito in patria, a difesa di una probabile aggressione sui confini da parte della Prussia. Proprio tale impellenza portò il giorno successivo allÂattacco congiunto franco-piemontese al Âquadrilatero e alla feroce battaglia di Solferino e San Martino, risolutiva per lÂesito favorevole della guerra.
Questo bellissimo foglio è firmato in basso a destra da Giovanni Fattori e datato 1898. Si tratta dunque di una rievocazione storica, a quarantÂanni di distanza, di eventi che ormai costituivano il collante ideologico della giovane nazione. Pure un personaggio come Napoleone III, la cui figura era invisa agli italiani per aver posto fine allÂesperienza della Repubblica Romana del 1849 e per aver impedito, fino alla sua caduta, lÂannessione di Roma al regno sabaudo, viene rivalutato quale protagonista della stagione risorgimentale. NellÂItalia umbertina del resto era in atto quel fenomeno che gli storici (Ernest Gellner, Eric Hobsbawm) hanno definito come Ânazionalizzazione artificialeÂ, ovvero lÂindottrinamento dei ceti popolari attraverso strutture condivise, come lÂistruzione elementare obbligatoria o il servizio militare, ai principi e ai miti fondativi del regno unitario.
Una circostanza inoltre rende significativa la collocazione proprio al 1898 di questo foglio, forse preparatorio per una grande tela non realizzata: due anni prima la disfatta di Adua aveva significato la sconfitta nella guerra dÂAbissinia, vergogna nazionale in quanto per la prima volta lÂesercito di una potenza europea era stato travolto dalle armate di un regno africano; la conseguenza di una tale catastrofe fu una sostanziale sfiducia degli italiani nei confronti della figura del re ed un allentamento della coesione e degli ideali patriottici. Avvertendo il pericolo, la corona decise di promuovere il 4 marzo del 1898 la festa nazionale per la celebrazione del cinquantenario dello Statuto Albertino. Si trattava di unÂoccasione per rimarcare la centralità del potere regio nel percorso dellÂunificazione. Il nostro disegno è presumibile sia stato elaborato per questa ricorrenza .
Giovanni Fattori era stato il cantore in pittura dellÂeroismo struggente dei soldati, stanchi dopo le vittorie, colui che aveva impresso nelle sue tele innanzitutto la fatica del portare avanti gli ideali di amor di patria . A fine secolo, come Giuseppe Verdi, rappresentava il retaggio di unÂepoca lontana e mitica, narrata nei racconti mensili del maestro Perboni in Cuore. Normale quindi che il suo stile abbia perso lÂimmediatezza della cronaca dei dipinti degli anni Â60 (Carica di cavalleria a Montebello, Assalto alla Madonna della Scoperta) per assumere unÂindole elegiaca. Il ÂRisorgimento senza eroi di Fattori si popola a queste date di personaggi dalla stessa umanità dei villani del Mercato di San Godenzo (Firenze, Galleria dÂarte moderna) o dei Butteri conduttori di mandrie (Livorno, Museo Civico Fattori) , quasi che la guerra fosse stato un compito che soldati e imperatori avevano svolto non per loro scelta, ma seguendo lÂimpronta del destino. Anche lÂambientazione, volutamente indistinta, con le zolle dÂerba segnate da pochi colpi di pennello, rimarca questo passaggio. Al pittore non occorre più registrare nel dettaglio lÂevento storico, bensì trasferirlo sul piano lirico e in questo senso la preponderanza del bianco nelle scelte cromatiche aumenta la sensazione di miraggio, chimera assolata di un futuro radioso, eppure già trascorso. Il disegno esposto chiude quindi idealmente unÂepoca. Non stupisce che molti interpreti della pittura del simbolismo in Italia, da Pellizza a Segantini a Michetti abbiano guardato in questi anni allÂesempio del nume tutelare della stagione a loro precedente.
La ricostruzione nel dettaglio della scena presuppone si tratti di un episodio importante nella trama degli avvenimenti che segnarono la seconda guerra dÂindipendenza. Probabilmente il dispaccio che Napoleone sta leggendo con preoccupazione era quello giunto da Parigi il 23 giugno, in cui lÂimperatrice Eugenia lo avvertiva nella necessità di chiudere in fretta le operazioni militari in Italia per riportare lÂesercito in patria, a difesa di una probabile aggressione sui confini da parte della Prussia. Proprio tale impellenza portò il giorno successivo allÂattacco congiunto franco-piemontese al Âquadrilatero e alla feroce battaglia di Solferino e San Martino, risolutiva per lÂesito favorevole della guerra.
Questo bellissimo foglio è firmato in basso a destra da Giovanni Fattori e datato 1898. Si tratta dunque di una rievocazione storica, a quarantÂanni di distanza, di eventi che ormai costituivano il collante ideologico della giovane nazione. Pure un personaggio come Napoleone III, la cui figura era invisa agli italiani per aver posto fine allÂesperienza della Repubblica Romana del 1849 e per aver impedito, fino alla sua caduta, lÂannessione di Roma al regno sabaudo, viene rivalutato quale protagonista della stagione risorgimentale. NellÂItalia umbertina del resto era in atto quel fenomeno che gli storici (Ernest Gellner, Eric Hobsbawm) hanno definito come Ânazionalizzazione artificialeÂ, ovvero lÂindottrinamento dei ceti popolari attraverso strutture condivise, come lÂistruzione elementare obbligatoria o il servizio militare, ai principi e ai miti fondativi del regno unitario.
Una circostanza inoltre rende significativa la collocazione proprio al 1898 di questo foglio, forse preparatorio per una grande tela non realizzata: due anni prima la disfatta di Adua aveva significato la sconfitta nella guerra dÂAbissinia, vergogna nazionale in quanto per la prima volta lÂesercito di una potenza europea era stato travolto dalle armate di un regno africano; la conseguenza di una tale catastrofe fu una sostanziale sfiducia degli italiani nei confronti della figura del re ed un allentamento della coesione e degli ideali patriottici. Avvertendo il pericolo, la corona decise di promuovere il 4 marzo del 1898 la festa nazionale per la celebrazione del cinquantenario dello Statuto Albertino. Si trattava di unÂoccasione per rimarcare la centralità del potere regio nel percorso dellÂunificazione. Il nostro disegno è presumibile sia stato elaborato per questa ricorrenza .
Giovanni Fattori era stato il cantore in pittura dellÂeroismo struggente dei soldati, stanchi dopo le vittorie, colui che aveva impresso nelle sue tele innanzitutto la fatica del portare avanti gli ideali di amor di patria . A fine secolo, come Giuseppe Verdi, rappresentava il retaggio di unÂepoca lontana e mitica, narrata nei racconti mensili del maestro Perboni in Cuore. Normale quindi che il suo stile abbia perso lÂimmediatezza della cronaca dei dipinti degli anni Â60 (Carica di cavalleria a Montebello, Assalto alla Madonna della Scoperta) per assumere unÂindole elegiaca. Il ÂRisorgimento senza eroi di Fattori si popola a queste date di personaggi dalla stessa umanità dei villani del Mercato di San Godenzo (Firenze, Galleria dÂarte moderna) o dei Butteri conduttori di mandrie (Livorno, Museo Civico Fattori) , quasi che la guerra fosse stato un compito che soldati e imperatori avevano svolto non per loro scelta, ma seguendo lÂimpronta del destino. Anche lÂambientazione, volutamente indistinta, con le zolle dÂerba segnate da pochi colpi di pennello, rimarca questo passaggio. Al pittore non occorre più registrare nel dettaglio lÂevento storico, bensì trasferirlo sul piano lirico e in questo senso la preponderanza del bianco nelle scelte cromatiche aumenta la sensazione di miraggio, chimera assolata di un futuro radioso, eppure già trascorso. Il disegno esposto chiude quindi idealmente unÂepoca. Non stupisce che molti interpreti della pittura del simbolismo in Italia, da Pellizza a Segantini a Michetti abbiano guardato in questi anni allÂesempio del nume tutelare della stagione a loro precedente.
Per maggiori referenze: Collezione Bernasconi, Mendrisio, Svizzera