Federico Barocci , Attr.

(Urbino, 1535 - Urbino, 1612)

San Gerontium

gessi colorati su carta
351 x 228 mm (13.82 x 8.98 inches)

Campi obbligatori*

Federico Barocci , Attr.

(Urbino, 1535 - Urbino, 1612)

San Geronzio

gessi colorati su carta
351 x 228 mm (13.82 x 8.98 inches)

Rif: 0250

Provenienza: Collezione privata

Descrizione:

Il volto pensieroso di un uomo anziano emerge dal fondo indistinto. Lo sguardo, rivolto verso l’alto, è reso ancora più penetrante e suggestivo da un marcato strabismo dell’occhio sinistro. La tenuta umorale e malinconica del profilo accosta questo studio fisionomico alle ‘teste di carattere’, ormai consuete nella grafica italiana della fine del XVI secolo[i].

Questo straordinario foglio è stato individuato come preparatorio per la figura di san Geronzio nella pala con la Vergine col Bambino fra i santi Maria Maddalena e Geronzio e donatori; realizzata questa da Federico Barocci – con il consistente aiuto degli allievi – per l’altare della Confraternita della Misericordia nella chiesa di San Francesco a Cagli[ii]. L’opera, oggi visibile presso il Pio Sodalizio dei Piceni a Roma, è esemplare del rapporto che si era venuto a stabilire tra il maestro e la sua bottega marchigiana: a Barocci spettava l’invenzione e la composizione, come attesta il buon numero di disegni – certamente autografi del pittore urbinate – preparatori per le diverse figure del dipinto; agli allievi competeva invece la traduzione pittorica dei modelli, condotta tuttavia secondo uno stile quanto più possibile vicino a quello del maestro. Tali considerazioni hanno portato la storiografia moderna ad escludere dal catalogo di Barocci l’opera conclusa – invece accostata alternativamente ad Antonio Cimatori detto il Visacci e a Ventura Mazzi[iii]–; ma ad accogliervi, quali veri e propri capolavori della sua intelligenza grafica, i fogli relativi al dipinto, che oggi sono nondimeno conservati nelle più importanti collezioni museali del mondo (il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi a Firenze, l’Albertina a Vienna, il Départment des Arts Graphiques del Louvre a Parigi, l’Ashmolean Museum ad Oxford).

Le qualità di immediatezza e veridicità consuete negli studi di teste maschili e femminili di Barocci – ed individuate quale cifra stilistica della sua produzione grafica già dagli eruditi d’arte del XVII secolo[iv]–, sono pienamente ravvisabili nel disegno qui preso in esame: la tecnica elaborata, con l’uso di matita, gessi colorati, acquerello e sottili colpi di biacca, nulla toglie alla velocità dell’impressione, quasi che il foglio tradisca, da parte del maestro, l’indole di anticipatore rispetto ai virtuosi del pastello delle epoche successive. Il realismo, pregno di spirito, del ritratto di questa figura di vecchio, pare assimilabile addirittura ad un’istantanea cinematografica, al punto che è facile capire come questo foglio abbia incontrato il gusto di un raffinato esegeta novecentesco quale fu Testori, e certamente sarebbe stato apprezzato dal suo amico e sodale Pier Paolo Pasolini. Una repentina inquadratura non dissimile ad altri sontuosi studi di teste di Barocci – possiamo annoverare soprattutto il disegno dell’Ashmolean Museum di Oxford (inv. 0222) messo in relazione da Andrea Emiliani alla medesima figura di san Geronzio[v], ma anche alcuni fogli con Teste di apostolioggi al Gabinetto degli Uffizi o la celeberrima Testa femminiledi Windsor Castle –, e che risponde all’attitudine da parte dell’artista di chiedere ai modelli, di cui disponeva in bottega, di atteggiarsi nel modo più spontaneo possibile, cambiando liberamente posizione secondo la loro comodità. In altri termini, già prima dei Carracci, Barocci riscopre il valore autentico e impulsivo del disegno dal vero: rifugge dall’affettazione dei suoi contemporanei per recuperare il fervore creativo dei maestri della grande maniera. Barocci dunque è testimone di una rivoluzione in corso: la datazione proposta per questo foglio, come pure ovviamente per gli altri studi preparatori della pala di Cagli, attorno al 1590, del resto coincide con lo stesso periodo in cui si consumava a Bologna la riforma dell’Accademia degli Incamminati, e precede di poco l’inizio della stagione romana di Caravaggio. Lungi dal mantenere un carattere retrospettivo e cinquecentesco, la grafica di Barocci si propone quale avanguardia culturale al passaggio del secolo. E il disegno per il san Geronzio qui illustrato risulta essere una formidabile testimonianza di questo assunto.



[i]Sull’origine della tipologia delle ‘Teste di carattere’ si veda L. Cogliati Arano, Teste di carattere da Leonardo a Giorgione, in Leonardo & Venezia, catalogo della mostra [Venezia, Palazzo Grassi, 22/3 – 5/7/1992], Milano 1992, pp. 308-332.

[ii]Sulla pala di Cagli: H. Olsen, Federico Barocci, Copenhagen 1962, pp. 226-228; A. Emiliani, in Mostra di Federico Barocci, catalogo della mostra [Bologna, Museo Civico Archeologico, 14/6 – 16/11/1975], Bologna 1975, p. 71, n. 202; A. Emiliani, Federico Barocci, Bologna 1985, II, p. 237.

[iii]R. Vitali, Antonio Cimatori detto Visacci, in Nel segno di Barocci. Allievi e seguaci tra Marche, Umbria, Siena, a cura di A. M. Ambrosini Massari e M. Cellini, Milano 2005, pp. 96-98; S. Blasio, Ventura Mazza, in Ivi, p. 110.

[iv]Si veda a riguardo: S. Prosperi Valenti, Studio e metodo. Fortuna del disegno di Federico Barocci, in Federico Barocci. 1535 – 1612. L’ incanto del colore. Una lezione per due secoli, a cura di A. Giannotti e C. Pizzorusso, catalogo della mostra [Siena, Santa Maria della Scala, 11/10/2009 – 10/1/2010], Milano 2009, pp. 66-75.

[v]Emiliani cit., 1985, II, p. 274, fig. 585.

Per maggiori referenze: Collezione privata