Pietro Liberi

(Padua, 1605 (or 1614) - Venice, 1687)

Danae, c. 1675

matita nera, penna, inchiostro bruno e acquarello su carta

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Pietro Liberi

(Padua, 1605 (or 1614) - Venice, 1687)

Danae, c. 1675

matita nera, penna, inchiostro bruno e acquarello su carta

Rif: 0266

Provenienza: Marsiglia, Collezione Pascalis (?), Lugt n. 2707

Prezzo: € 3.800,00 - circa US $ 4.142,00

Descrizione:

Adagiata su un giaciglio mentre solleva il lenzuolo a svelare i seni, Danae viene descritta a figura intera mentre si lascia sedurre da Giove, tramutato in nube. Sul lato destro, poco più indietro, degli amorini sono colti in un conciliabolo nel quale paiono parlare, stupiti, della scena che si sta consumando proprio vicino a loro.

Il disegno, realizzato a matita, penna ed acquerello, raffigura il famoso episodio dell’amore tra Giove e la principessa di Argo – vicenda questa narrata nelle Metamorfosi di Ovidio e nella Biblioteca dello Pseudo-Apollodoro –. Il padre della fanciulla Acrisio aveva rinchiuso Danae in una torre, affinché non generasse figli; indispettito dal divieto e infatuato della giovane, Giove la raggiunse in forma di nuvola d’oro: entrò nella torre da una finestra e si trasformò in pioggia sul suo corpo nudo. Da quell’unione nacque l’eroe Perseo, che da adulto avrebbe ucciso la Gorgone. Il soggetto, dalla notevole carica erotica, ebbe naturalmente grande fortuna nell’arte italiana tra Rinascimento e Barocco: fu soprattutto a Venezia, la città nella quale i costumi dei rampolli del patriziato erano più liberi e laddove la sessualità veniva illustrata in modo più aperto dalla letteratura e dall’arte, che il racconto di Danae divenne uno dei soggetti più consueti nei quadri ‘da stanza’, dalle famose interpretazioni del tema da parte di Tiziano fino alle tele settecentesche di Sebastiano Ricci e Giambattista Tiepolo[i].

Anche il disegno qui in esame è con ogni evidenza opera di un autore veneto. Questo è individuabile nel pittore padovano Pietro Liberi, maestro sovente ricordato per la sua avventurosa vita, che lo condusse prima a Costantinopoli, poi addirittura schiavo in catene a Tunisi, quindi giovane pittore presso la corte papale e presso Ferdinando II de’ Medici a Firenze[ii]. La conoscenza diretta dei lavori di Pietro da Cortona e il lungo studio sugli affreschi di Raffaello e Michelangelo a Roma lo portarono, una volta giunto a Venezia nel 1643, ad essere considerato il pittore più autenticamente barocco attivo in laguna: un barocco che di certo si nutriva dei modelli del secolo precedente – come del resto accadeva anche a Roma –, ma che al contempo risultava aperto alle suggestioni della pittura europea moderna, apprezzabili in Liberi sia nelle grandi pale d’altare che nei frequenti dipinti da stanza. La formazione romana e fiorentina fu alla base della sua attitudine al disegno: risultano degne di nota, al riguardo, soprattutto le idee prime dei soggetti, realizzate con la spigliatezza e la disinvoltura dei grandi maestri. La posa assunta qui da Danae è abbastanza ricorrente nelle opere dell’artista: si pensi ad esempio al disegno con Leda e il cigno della Galleria Estense di Modena[iii], avvicinabile – come pure il Ratto di Europa dello stesso museo – a quello in esame, nonostante nell’esemplare modenese venga usata come medium la penna e la matita rossa. Tali soggetti non si possono collegare a dipinti noti di Liberi, segno che verosimilmente si trattava di invenzioni d’ispirazione, poi utilizzati come repertorio per il compimento di altre figure.

 

 

 



[i] Sulle diverse Danae di Tiziano si rimanda al recente saggio di Sylvia Ferino Padgen: S. Ferino Padgen, Da Venere a Danae, in Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, a cura della stessa, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 23/2 – 5/6/2022), Milano 2022, pp. 278-285. I dipinti di Ricci e Tiepolo con questo soggetto sono conservati rispettivamente al museo di Wiesbaden e all’università di Stoccolma.

[ii] La vita romanzesca di Liberi è stata narrata in un manoscritto del 1664 (quando il pittore era ancora in vita) dal conte vicentino Galeazzo Gualdo Priorato: G. Gualdo Priorato, Vita del Cavaliere Pietro Liberi, pittore padovano, ed. Vicenza 1818. Si veda anche: C. Accornero, Pietro Liberi cavaliere e fenice dei pittori. Dalle avventure di spada alle lusinghe dell’accademia, Treviso 2013.

[iii] T. Pignatti, Disegni veneti del Seicento, Venezia 1959, p. 75; U. Ruggeri, Pietro e Marco Liberi. Pittori nella Venezia del Seicento, Rimini 1996, p. 259, n. PD 19.

Per maggiori referenze: Marsiglia, Collezione Pascalis (?), Lugt n. 2707